Upgrade and improve yourselves: come il dubbio e la curiosità aiutano a migliorarsi
Quando iniziammo (io e P.Tozzi cfr) a valutare le correlazioni tra dolore lombare aspecifico e i “movimenti” renali ci rendemmo conto che nei gruppi di controllo e nei gruppi sperimentali esistevano varianti molto interessanti che a quel tempo non avevamo però preso in considerazione e che ora proverò ad identificare e a indicare come sottotipi.
La posizione anatomica dei reni (retroperitoneale) nella sua loggia e le strutture anatomiche che la compongono, determinano elementi che limitano il movimento di discesa/ascesa che si compie ad ogni atto respiratorio.
Già in precedenti articoli pubblicati nel blog e in riviste scientifiche (ref. Journal of Bodywork and Movement Therapies Volume 16, Issue 3 , Pages 381-391, July 2012) mi sono occupato di spiegare come “si muovono i reni durante gli atti respiratori”: free kidney (rene mobile) e fixed kidney (rene fisso).
Fegato, rene e psoas (a dx) e Milza, rene e psoas (a sin) sono gli organi accoppiati nel movimento. Le interfacce interessate dai movimenti possono essere viscerali e strutturali: le prime tra fegato/milza e rene e le seconde tra psoas e rene.
A garantire la “stabilità” del rene e la sua tenuta nelle loggia possiamo distinguere elementi strutturali, funzionali, statici e dinamici.
Le fasce perirenali unendosi cranialmente tra loro costituiscono un apparato sospensore simile ad un legamento il cui trofismo è considerato, associato al grasso perirenale, elemento che si contrappone alla ptosi.
Le strutture fasciali suddividono lo spazio retroperitoneale in tre settori o subspazi disposti parallelamente tra loro sul piano frontale:
- Pararenale anteriore (tra peritoneo parietale posteriore e fascia renale anteriore).
- Perirenale (tra fascia renale anteriore, posteriore e m. psoas).
- Pararenale posteriore (fascia renale posteriore e fascia trasversalis).
- Cranialmente formano un sistema unico, sospensore
- Caudalmente raggiungono separatamente la cresta iliaca.
Durante l’inspirazione il diaframma scendendo imprime una spinta del fegato in basso che a sua volta può spingere il rene, quest’ultimo libero rispetto allo psoas (fisso!). Dinamicamente la pressione addominale aumenta con la fase inspiratoria e questo elemento, se associato ad una parete addominale normotonica, aumenta la stabilità retroperitoneale dei reni.
Il legamento sospensore renale, per come descritto sopra, ha una risposta quasi di tipo elastico nelle situazioni di rene normale mobile (free kidney) con un allungamento della distanza tra crura diaframmatica e polo renale superiore in inspirazione e analogo allungamento in espirazione. Quando, al contrario, si abbia un rene fisso (fixed kidney) i valori delle distanze sono differenti nelle due fasi ma non in modo proporzionale.
Queste ultime osservazioni e …. il dubbio e la curiosità …. hanno permesso di evidenziare due sottotipi di fissazione renale in base a quale piano di scivolamento evidenzia la maggiore relativa o assoluta restrizione di mobilità: viscerale (fegato) e strutturale (psoas) e misto (entrambi compromessi).
Quando il sistema di mobilità entra in disfunzione la valutazione oggettivamente qualitativa appare di agevole esecuzione (recenti workshop tenuti con osteopati della S.O.A., SOMA e altri colleghi e studenti in Trentino alto Adige lo hanno confermato) ma deve sempre essere associata al calcolo delle distanze e del loro rapporto.
L’insieme delle due valutazioni, qualitativa e quantitativa, consente di determinare un livello disfunzionale di priorità e di suggerire il tipo di trattamento: viscero-fasciale, strutturale e cranio-sacrale.
Questo secondo step di validazione ecografica è in fase di elaborazione e tra qualche mese vi potrò illustrare i risultati.
Per un ancor più valido studio analitico dei risultati abbiamo, con alcuni studenti “part-time” di osteopatia (grazie a Mirko e Manuel) e alcuni loro insegnanti (grazie a Stefano e Alberto) ho iniziato una nuova collaborazione … quasi a voler imitare quei meravigliosi studi multicentrici che tanto ho invidiato nel mio periodo chirurgico e che con grande difficoltà si sono in passato potuti raramente effettuare in ambito osteopatico. Negli ultimissimi anni alcune scuole sembrano averne capito la validità scientifica nel confermare o meno le correlazioni tra manovra e risultati un tempo esclusivamente empiriche.
Buona visione e a presto.
Davide