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Considerazioni Osteopatiche in libertà / p. 4

“Pronto? buongiorno vorrei un appuntamento

sa! mi fa male la spalla da qualche tempo e non capisco….

no, non ho avuto traumi…

mi fa molto male soprattutto di notte…

però è strano perché alcuni movimenti peggiorano il dolore ed altri lo migliorano…

però non è sempre così…

si, ho fatto cure con antidolorifici e antiinfiammatori ma…

no! non passa…forse solo poco ma non completamente…

no! è la prima volta che chiamo un OSTEOPATA!”

Già la prima volta! e chiaramente verrà da noi con una serie di indagini? forse si ma molto probabilmente no.

Durante la esecuzione delle numerose indagini ecografiche muscolo-scheletriche mirate allo studio della spalla che ho e che continuo ad eseguire,  mi chiedo ogni volta quale sia stato l’elemento scatenante, l’agente eziologico che abbia portato a quella sintomatologia…mai la stessa accidenti! Mai uguale tra i vari pazienti, spesso più simile tra soggetti simili, sia morfologicamente che caratterialmente ( pensate che sia poco il tempo disponibile per poter fare una “lettura” del paziente che ho di fronte? Beh sono osteopata come voi e noi osteopati sappiamo andare oltre la sua maschera, la schermatura del paziente, talvolta proiettata per difendersi da chi ha di fronte ma talvolta da ciò che non vuole vedere di se stesso).

A questa grande varietà corrisponde un difficile inquadramento … all’inquadramento seguirà la diagnosi…ma se le diagnosi sono tante perché la terapia è così poco varia e anzi molto standardizzata? La necessità di formulare diagnosi è tipica delle discipline mediche ma perché è così? cioè perché si deve sempre cercare la diagnosi soprattutto nella Medicina che potrei, per differenza, denominare “non funzionale”? e perché tutto ciò che è funzionale sembra per assurdo non rientrare negli interessi terapeutici ma anche intellettualmente speculativi nella medicina clinica?

Per noi osteopati la correlazione viscerale, talvolta primu movens di una algia di spalla (stomaco/sin o fegato/dx) sembra essere normale ma non per noi medici…neppure come ipotesi diagnostica.

A fronte di queste difficoltà ho provato a utilizzare la F.U.S.A.E. associandola a test che inibissero o promuovessero, coinvolgendole, le catene muscolari discendenti (scaleni e SCOM) o ascendenti (gr. dorsale).

Proprio per questo vorrei chiedere anche a voi di fare queste prove per valutare se possono aiutarci nel discriminare meglio le algie di spalla. Non sono niente di speciale e probabilmente qualcuno le ha già pensate prima di me. Mi permetto solo di aggiungere che i “segreti” non ci sono e che non fanno bene a nessuno … quindi continuo nell’opera di divulgazione e integrazione tra le metodiche che conosco.

(1a variante)

Paziente in ortostatismo. L’arto da esaminare addotto lungo il fianco. portarlo in ABD lungo un ipotetico piano frontale con la testa in tre posizioni:

1) neutra frontale

2) guardando in basso dallo stesso lato (contrazione attiva degli scaleni controlaterali la spalla)

3) guardando in basso dal lato opposto (contrazione attiva degli scaleni omolaterali la spalla)

Paziente in ortostatismo rivolto verso il lettino, posto a circa 55-60 cm da terra. Dapprima si terrà eretto sui due piedi successivamente dovrà poggiare il ginocchio, alternando il controlaterale e l’omolaterale alla spalla, sul piano del lettino e caricare sull’arto esteso opposto; questo creerà una NSR (come per il test “della comare”). Da questa posizione muoverà in ABD il braccio ancora come per il test sopracitato. Cambierà poi il ginocchio, così la NSR, per rieseguire il test.

Nel dettaglio:

nel primo test la posizione del capo, in inclinazione controlaterale alla rotazione, determina una messa in tensione passiva degli scaleni di una lato e la contrazione attiva di quelli opposti (ad es. guardando in basso a sinistra attivo quelli controlaterali e tensionerò gli opposti). Anche lo SCOM viene viene attivato in modo analogo. Nei casi di cervico-brachialgia ho osservato che il movimento dell’arto in ABD diviene più limitato e algico quando aggiungo contrazione degli scaleni dallo stesso lato (cioè ruotando il capo dal lato opposto e guardando in basso: ad es. arto sin in ABD e capo in SBsin Rdx). In questi pazienti l’indagine ecografica non risultava positiva per aspetti pagnonomonici di patologia specifica di spalla.

nel secondo test la posizione del tronco e del bacino porta in tensione il t. del m. gran dorsale dal lato della rotazione e opposto alla inclinazione laterale (ad. es. sin in una NSRsin). La funzione del m. gr. dorsale sulla spalla è di adduzione e retroposizione della spalla ma il movimento della spalla in abduzione e una sua rotazione esterna (portando il palmo in su!) lo mette in tensione. Quindi se porto in ABD l’arto superiore sintomatico (ad es. a dx come nella vignetta) con il paziente in ortostatismo (a piedi entrambi a terra) e poi con l’inibizione del gr. dorsale, potrei rilevare una spalla sintomatica da cause ascendenti. In alcuni casi i pazienti rivelano un netto miglioramento dell’ABD e non mostrano segni ecografici di patologia primaria di spalla.

DB