Considerazioni osteopatiche in libertà: “cosa ci faccio qui?”
“ma…cosa ci faccio qui?…” è stato il mio primo pensiero un sabato di novembre, invitato al Congresso della ANDI mi trovavo a Napoli a parlare come osteopata in un pomeriggio di medicine, specialità o pratiche complementari alle tecniche odontoiatriche.
Quando mesi fa venni contattato dal Dott. Russo, odontoiatra e membro attivo dell’ANDI campana, mi dissi pronto a presentare una mia presentazione che partisse da un importante presupposto: perchè un odontoiatra dovrebbe chiedere l’intervento dell’osteopata?
Ero inoltre eccitato di partecipare ad una “tavola rotonda” dove potessi evidenziare le mie idee a proposito della relazione tra osteopata e odontoiatra e di quali fossero anche le mie idee sul livello di intervento dell’osteopata che non fosse specificamente cranio-sacrale.
Giunto presto al congresso mi prese dapprima lieve poi sempre più forte la sensazione del pesce fuor d’acqua e del topo in un gattile!
Bellissime le relazioni presentate prima della mia con interventi di esperti posturologi e osteopati con chiara e netta impostazione odontoiatrica dove lo scopo era quello di trovare un elemento neuroanatomico e funzionale che potesse far comprendere alla platea quale fosse la filosofia osteopatica in un mondo troppo meccanicistico.
Ed è stato proprio in quell’istante che mi sono detto …ma che cosa ci faccio qui?
cioè io che di mestiere faccio il medico osteopata nel senso più generale del termine che a questa professione attribuisco. Non conosco nei particolari la materia odontoiatrica che molti hanno, dicono od ostentano di avere ma di certo una cosa so di averla…la curiosità, gli occhi aperti e soprattutto la voglia di dire agli altri quanto meravigliosa e concreta, ambiziosamente concreta direbbe qualcuno, sia l’osteopatia. Inoltre il mio interrogativo autoindotto sarebbe stato certamente “perché un odontoiatra può avvalersi del lavoro osteopatico, in quali ambiti ne può avere utilità e complementarietà di intenti?”
Sfruttando le mie conoscenze di fisiologia dell’esofago, del viscerale toracico ed addominale, le mie valutazioni dinamiche con la metodica F.U.S.A.E. e il mio lavoro in ambulatorio ho progettato una lettura che andava a completare i punti espressi precedentemente degli altri oratori aggiungendo la componente viscerale a quella strutturale e duramerica (cranio-sacrale).
Spontanei i ringraziamenti a Luigi, Pascal, Ros, Alain e Amina