L’ambito toraco-polmonare: Atelettasia, ARDS, BPCO – 1a Parte
Al Congresso di Osteopatia organizzato nel 2010 dalla Fondazione Lumenolis, CROMON e dall’amico Paolo Tozzi, mi trovai coinvolto in un bellissimo dibattito dove un Cardiochirurgo chiese alla platea di D.O. presenti quale fosse il motivo per il quale avrebbe dovuto richiedere all’amministrazione di assumere nel suo Reparto anche un Osteopata e non soltanto un Fisioterapista…molto tempo dopo provo a rispondergli.
Durante il periodo in cui ero responsabile del corso di “vertebrale e coste” per la ATSAI ho potuto schematizzare e condividere con gli studenti un approccio costale per le disfunzioni che, non specificamente riconosciute dall’Osteopatia come Espiratorie e Inspiratorie, rientravano in una semplice “restrizione di mobilità” o una diminuita dinamica toracica settoriale.
La premessa a queste osservazioni nasce anni fa quando, nell’ambulatorio ospedaliero di “toracica”, mi capitò di valutare i pazienti che venivano ai controlli ambulatoriali per esiti traumatici costali o chirurugici toracotomici. La cosa che più mi colpiva in loro era la presenza di alterazioni dinamiche della mobilità costale nell’area dell’insulto (traumatico o chirurugico che fosse) e che queste miglioravano sensibilmente inducendo una respirazione ampia e focalizzata (chiedevo al paziente di aumentare la profondità degli atti respiratori concentrando la sua “spinta” a livello dell’area che contattavo). All’inizio il mio approccio, molto classico e legato alla semeiologia medica, era stato solo arricchito dalla curiosità (!) ma con il passare degli anni e con lo studio dell’osteopatia alla C.E.R.D.O. fui invogliato ad applicare in ambito viscerale quello che andavo via via imparando.
La correlazione tra propriocettività (ben conosciuta dai Fisioterapisti che si occupano di Riabilitazione Cardio-Respiratoria) e la nozione osteopatica di normalizzazione delle disfunzioni costali, mi portò a standardizzare un approccio che ho in seguito chiamato didatticamente “tecnica reinformativa”.
Si deve sapere che, prima dell’avvento della toracoscopia o della toracotomia mini-invasiva, le incisioni maggiormente praticate erano quelle toracotomiche in V o VI spazio intercostale che consentiva al chirurugo il pieno controllo delle strutture dell’ilo polmonare, vascolari soprattutto.
Noi Osteopati, soprattutto, possiamo arricchire di uno specifico significato anatomico-funzionale l’interruzione di questo spazio intercostale particolarmente importante, se non il più importante; a questo livello si incontrano infatti il tratto vertebro-costale che comprende D4/D5 (pivot e punto di passaggio di linee di carico fondamentali in stazione eretta) e K4/K5 (limite tra le due zone costali, superiore e inferiore, dove il torace ha dinamiche di espansione A-P o movimento a “braccio di pompa” o con quelle L-L note come movimento a “ansa di secchio”).
Nel post-operatorio il paziente riprende gradualmente la respirazione (generalmente tramite un drenaggio “a valvola”) a cui si associa l’espansione polmonare; quest’ultima può talvolta rallentare la riespansione della gabbia toracica dimostrando l’influenza reciproca tra la scarsa elasticità della parete muscolo-scheletrica e la riespansione polmonare. Il paziente “sente” inizialmente che ha la difficoltà ad espandere il torace ma questo diviene poi un compenso asintomatico che determina a sua volta compensi in altre sedi che noi osteopati conosciamo molto bene.
La reinformazione della costa “dominante” del gruppo, riportandola a salire e a scendere in inspirazione ed espirazione, consente un miglioramento della sintomatologia e il riequilibrio tra le due fasi della fisiologia respiratoria.
Nella tecnica si procede ad una vera e propria reinformazione del sistema di correlazione tra i muscoli intercostali (esterni/inspiratori e interni/espiratori) promuovendone una sorta di sincronizzazione, sicuramente empirica, ma efficace al punto da evidenziare un incremento della apertura e chiusura dello spazio intercostale. Successivamente, qualora residuasse una disfunzione specifica di costa ALTA o BASSA, si può procedere con tecniche mirate: mio-fasciali, T.E.M. o strutturali.
Perchè questa tecnica?
può essere applicata anche su cicatrici relativamente recenti perché non si interferisce con la cicatrizzazione per prima intenzione e non si possono creare danni o complicanze (i.e. raccolte, ematomi, aderenze) peraltro assai rare a livello toracico rispetto a quello addominale*; si dona peraltro una buona mobilità sui piani di sutura.
(* http://davidebongiorno.wordpress.com/2012/05/26/articolo-jbmt-…in-a-rat-model/)
Il timore per i chirurghi e per i medici rianimatori è l’atelettasia, cioè quel processo attraverso il quale una “occlusione” bronchiale, ad esempio dovuta a secrezioni endobronchiali o a coaguli formatisi da gemizio emorragico post-resettivo, possa bloccare il lume aereo di un segmento, lobo o ancora peggio di un polmone intero, determinandone lo schiacciamento come per un effetto di vacuum (prendete un palloncino ed invece di insufflare aria lo aspirate, questo collassa: avete compreso l’atelettasia).
Altre disfunzioni respiratorie sono l’Acute Respiratory Distress Syndrome (ARDS) e la Bronco-Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO); la prima definisce una insufficienza respiratoria acuta con dispnea che si manifesta prevalentemente nei pazienti traumatizzati mentre la seconda risulta particolarmente diffusa nella popolazione anziana dove provoca dispnea progressiva con spasmo bronchiale.
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